lunedì 28 dicembre 2015

CONSIGLI DI LETTURA - La relazione di Andrea Camilleri - Mondadori



IL LIBRO

Mauro Assante è, prima di ogni altra cosa, un uomo serio: ha sempre lavorato con scrupolo estremo, guadagnandosi incarichi di crescente responsabilità nell'istituzione in cui presta servizio, l'authority preposta al controllo della trasparenza delle banche italiane. Si è sposato tardi, con la sola donna che sia riuscita ad aprire una breccia nel suo temperamento ombroso, e ha un figlio piccolo, che trascorre i mesi estivi con la madre, in montagna. Questa estate Mauro si trattiene in città perché gli è stato affidato il compito di stilare una relazione particolarmente delicata su di un istituto bancario che con ogni probabilità verrà commissariato in seguito alla sua ispezione. Ma proprio durante queste solitarie giornate di lavoro, nella sua prevedibile esistenza iniziano ad aprirsi minuscole crepe. Dimentica aperta la porta di casa, riceve una telefonata beffarda, si convince di essere seguito da un uomo in motorino. Soprattutto, riceve la visita di una meravigliosa ragazza che evidentemente ha sbagliato indirizzo. Strano, ci dev'essere stato un errore. Ma dalla vita di Mauro Assante gli errori erano sempre stati banditi; così come sarebbe bandito il batticuore che invece lui prova quando, poche sere dopo, rincontra per caso quella stessa ragazza bionda... L'estate avanza, le temperature aumentano, la stesura della relazione si fa più complessa e con essa l'ansia di consegnare tutto senza sbavature, senza condizionamenti.


L'AUTORE

Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925), regista di teatro, televisione, radio e sceneggiatore. Ha insegnato regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Ha pubblicato numerosi saggi sullo spettacolo e il volume, I teatri stabili in Italia (1898-1918). Il suo primo romanzo, Il corso delle cose, del 1978, è stato trasmesso in tre puntate dalla TV col titolo La mano sugli occhi. Con Sellerio ha pubblicato: La strage dimenticata (1984), La stagione della caccia (1992), La bolla di componenda (1993), Il birraio di Preston (1995), Un filo di fumo (1997), Il gioco della mosca (1997), La concessione del telefono (1998), Il corso delle cose (1998), Il re di Girgenti (2001), La presa di Macallè (2003), Privo di titolo (2005), Le pecore e il pastore (2007), Maruzza Musumeci(2007), Il casellante (2008), Il sonaglio (2009), La rizzagliata (2009), Il nipote del Negus (2010, anche in versione audiolibro), Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta (2011), La setta degli angeli (2011), La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta (2012), La rivoluzione della luna (2013), La banda Sacco (2013), Inseguendo un'ombra (2014), Il quadro delle meraviglie. Scritti per teatro, radio, musica, cinema (2015), Le vichinghe volanti e altre storie d'amore a Vigàta (2015); e inoltre i romanzi con protagonista il commissario Salvo Montalbano: La forma dell'acqua (1994), Il cane di terracotta (1996), Il ladro di merendine (1996), La voce del violino (1997), La gita a Tindari (2000), L'odore della notte (2001), Il giro di boa (2003), La pazienza del ragno (2004), La luna di carta(2005), La vampa d'agosto (2006), Le ali della sfinge (2006), La pista di sabbia (2007), Il campo del vasaio (2008), L'età del dubbio (2008), La danza del gabbiano (2009), La caccia al tesoro (2010), Il sorriso di Angelica (2010), Il gioco degli specchi (2011), Una lama di luce (2012), Una voce di notte (2012), Un covo di vipere (2013), La piramide di fango (2014), Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano (2014), La giostra degli scambi (2015).

Premio Campiello 2011 alla Carriera, Premio Chandler 2011 alla Carriera, Premio Fregene Letteratura - Opera Complessiva 2013, Premio Pepe Carvalho 2014, Premio Gogol’ 2015.


lunedì 7 dicembre 2015

PER TUTTO L'ORO DEL MONDO di Massimo Carlotto - Edizioni e/o - Recensione di Massimiliano Amato


PER TUTTO L’ORO DEL MONDO

E’ tutto maledettamente complicato nella vita dell’Alligatore, al secolo Marco Buratti, tranne il blues, “musica del diavolo” e balsamo per l’anima. La nuova indagine è tutta un “vidiri e svidiri” direbbe il maestro Camilleri. Nel senso che (quasi) niente è come appare: il crimine ha contorni ambigui, labili e sfuggenti, ma è una metastasi che s’è mangiata la polpa del ricco e corrottissimo Nord Est. E il nuovo amore è solo un annuncio d’infelicità programmata: Cora, la donna di jazz che per sfuggire all’accidiosa, tossica monotonia di un matrimonio fallito si esibisce al Pico’s Pub in abito corto verde e scarpe di vernice col tacco, è una vertigine dei sensi destinata a lasciare sul cuore una cicatrice spessa così. Già, il cuore. Bussola unica e insostituibile per Buratti e i suoi due soci: il grandioso, immarcescibile, incommensurabile Beniamino Rossini, e Max la Memoria, irrimediabilmente perso dietro i suoi patemi d’adipe e d’amore, sempre in grado però di piazzare il guizzo risolutivo, grazie al monumentale archivio e all’arma letale delle “connessioni logiche”.  Il caso stavolta parte da una rapina in villa, da due morti, da un cliente di soli 12 anni, Sergio, e da un anticipo di 20 cent. Ma a muovere ogni cosa è l’inesausta, inappagabile sete di giustizia che pompa sangue al “cuore fuorilegge” della più dannata squadra di investigatori privati della scena noir contemporanea. L’Alligatore, Max e il vecchio Rossini si muovono su un terreno limaccioso, e il piano inclinato di questa storia di oro rubato e vendette private fa rotolare a valle tutta la melma di cui è impastata l’odierna antropologia di un pezzo d’Italia che per prima ha scoperto la globalizzazione economica senza limiti né regole, e per prima l’ha trasformata in globalizzazione criminale negli anni della grande crisi (ma i due processi, è questa l’amara consapevolezza che trapela hanno proceduto parallelamente). Un territorio che sulle proprie fobie e su pregiudizi inveterati ha costruito un nuovo, precarissimo modo di vivere, tra tribuni law and order marci fino al midollo, folle imbastardite, pulsioni che un tempo avremmo definito inconfessabili e oggi sono sfrontatamente sbandierate, esibite. Al punto di diventare programma politico. Su tutto domina come sempre il dio denaro, l’arricchimento facile che fa strage di innocenti. Non fosse per i nostri tre eroi chandleriani, maledetti, non ci sarebbero puri di cuore, nel mondo – assai realistico – che Carlotto descrive. Preoccupandosi, come al solito, di fare a pezzi story telling rassicuranti e talvolta lacrimose per raccontarci, con la solita dovizia di particolari storici e sociologici diluiti nell’inimitabile impasto narrativo, il grande fenomeno carsico degli anni correnti. La velocissima discesa verso gl’inferi del crimine di interi pezzi di società “normale”. Senza farci la morale sulla banalità del male, anzi senza farci alcuna morale, Carlotto ci porta per mano lungo questo percorso di dannazione. Ed è un precipitare senza rete, un viaggio nel malessere profondo del Paese, o della parte descritta come la più avanzata, di sicuro quella economicamente più progredita, di esso. Oltre la gangster story, oltre i canoni classici del giallo e del noir: la destrutturazione dei generi proietta Carlotto (anche se lui non lo ammetterà mai) nella letteratura d’impegno tout court. Quella che attraverso la finzione ci spiega la realtà in repentino mutamento, tra ciclopiche bevute di Calvados, overdose di blues, amour fou, nuove paure e vecchi incubi. Come quello che si materializza nell’epilogo a sorpresa, che non ha un volto, ma un nome e cognome che ai “carlottiani” doc fanno tremare le vene dei polsi. Giorgio Pellegrini. Ovvero, il Male. Ma questa è già un’altra storia, un’altra avventura che, archiviato l’ultimo caso, ci scaraventa nella febbrile dimensione dell’attesa.

Massimiliano Amato